venerdì 31 maggio 2013

Suggestioni di rose a Castello Quistini

Domenica 26 maggio: a Castello Quistini (Rovato - BS, in piena Franciacorta) c'è Giardinaria. Visto il sole -apparizione rara ultimamente- facciamo un giro col maritino, per approfittare anche della presenza di espositori vivaisti.
Nessun acquisto, ma qualche ideuccia per il giardino l'ho trovata. Che non è poco.


Arredo giardino con riciclo pallets:




Oggetti di fascino e curiosi:



Scorci di rose dal sapore d'antan, languidamente sostenute da vecchi pali di legno, o messe in fila tra i prati ai piedi del castello:




David Austin, Tantau, Meilland in esposizione e in vendita... Se avete un castello potete prendere spunto. Ma detto tra noi, una rosa come queste renderebbe splendido anche il giardino di una baracca:





la celebre Rhapsody in Blue

domenica 26 maggio 2013

Quattro chiacchiere con un giardiniere veronese

Al mercato del sabato di un paese della provincia di Verona, la settimana scorsa ho incontrato un signore titolare di una bancarella. Vende piante e fiori. Il signore in questione si chiama Bruno Ruggieri, amministratore della cooperativa La Formica Verde, impresa di Cerea (VR) che si occupa di giardinaggio e pulizia di aree verdi.


Mentre sorveglia le sue piante in esposizione, gli chiedo un po' di tempo per fargli qualche domanda sulla sua attività. Lui accetta, un po' di pubblicità di questi tempi non fa mai male.
Non mi interessa fargli domande generali su cosa fa di lavoro, dove opera, le referenze dei clienti. Voglio chiedergli le curiosità e i trucchi del suo mestiere. Non sono una giornalista. Mi basta buttare un occhio sulle piante che stanno intorno, che trovo subito spunto per la prima domanda: duali sono le sue piante preferite e in cui è specialista?
"Coltivo di tutto". Direi che un vero giardiniere difficilmente risponde qualcosa di diverso. "Piante da aiuola, piantine da siepe, perenni e annuali, succulente e cactacee, piccoli ulivi in vaso, amarillis lantane godezie...". Il signor Bruno discende da un nonno e da un padre vivaisti. Il nonno, ormai cent'anni fa, contadino nato in provincia di Verona, si trasferì in Liguria, a San Remo, capitale italiana dei fiori, per imparare il lavoro che lo appassionava e per avviare una ditta. Lì nacque suo figlio, il padre del signor Bruno, che poi tornò a Verona, continuando l'attività paterna e passandola a sua volta a suo figlio. Il signor Bruno si definisce giardiniere dal pollice all'alluce.
Il nonno gli ha tramandato i segreti della professione, maturati dalle esperienze liguri e dallo stretto contatto con le piante. Ad esempio, segreti sulla composizione di prodotti che accelerano la radicazione delle talee in piena terra ("i professori agrari mi tampinano per conoscerli" afferma orgoglioso; "ma io non li rivelo. I radicanti in commercio non valgono niente a confronto". Logicamente, non mi dice nulla nel merito...).
Ai miei piedi c'è un vaso strano. Non molto profondo, lungo, c'è dentro una cosa che germoglia. Cos'è, chiedo.
"Un tronco di salice piangente nel vaso di un bonsai".


Guardo meglio: effettivamente, c'è sdraiato dentro un tronco di salice che butta le foglioline. Non conosco il nome della tecnica, ma riprende i pricipi dell'arte del bonsai di ricreare boschi in miniatura. Il tronco in questione avanzava da un intervento di sistemazione di un giardino. Al signor Bruno dispiaceva buttar via i resti delle potature. A ben pensarci, si butta via qualcosa che è ancora vivo, e può ancora fare la sua parte. Ecco il bonsai. "Sono specializzato nei bonsai in vaso profondo. Conosco i segreti di una tecnica per farli laddove gli esperti bonsaisti ci riescono solo con vaso basso". Di nuovo, nessuna dritta su questa tecnica segreta. Il signor Bruno mi mostra orgoglioso un altro suo esperimento di bonsai con pino silvestre, questo da anni coltivato in un vaso grande.


L'altra passione della vittima delle mie domande sono le piante esotiche. Non le acquista negli altri vivai. Non si fa spedire semi per corrispondenza. Non viaggia all'estero alla ricerca di esemplari da trafugare. Va al supermercato, compra la frutta esotica, e corre a casa non vedendo l'ora di estrane i semi e metterli in vaso. Kiwano, piante grasse, maracuja, papaia, avocado, dattero... ne ha tantissime. Ancora più orgoglioso, apre il portellone del furgoncino e mi mostra una pianta grande, con foglie enormi, a forma di cuore, molto belle. Il mangustàn (Garcinia mangostana: "pianta sempreverde tropicale originaria delle isole della Sonda e dell'arcipelago delle Molucche. Cresce fino ai 25 metri di altezza"). Non l'ho mai sentito. L'ha ottenuto da seme e lo coltiva nella sua serra.



Dire però quale sia veramente la sua pianta preferita, gli risulta difficile. Gli piacciono tutte. Salva tutti i semi che trova, le piantine che nascono nei vasi senza averle volontariamente seminate, prova nuovi ibridi. Prende gli innesti di cactus, separa innesto e portainnesto e li fa tornare singoli. Una volta gli era capitato di trovare due piantine strane, al buio o sfiorate al tatto richiudevano le foglie. Parlando con un professore di botanica non era riuscito a dar loro un nome, perchè, secondo il professore, solo due tipi di piante "si muovono", le acacie e certe piante carnivore. Poi le piantine misteriose sono morte, con suo grande dispiacere. Per lui, erano come due figlie.
In tutte quelle che coltiva e vende, in realtà, si immedesima. Il signor Bruno si affeziona a tutte, fanno parte della sua famiglia. Quando le vende, cerca di rimanere in contatto con gli acquirenti per sapere che fine fanno. Le ama più degli altri esseri viventi, più del suo cane e dei suoi gatti, perchè le piante "fanno respirare. Senza mangiare puoi vivere un mese, senza bere puoi vivere qualche giorno, senza respirare l'ossigeno prodotto dalle piante... neanche cinque minuti".


Che il signor Bruno sia molto legato alle sue "creature" lo si capisce da come allestisce la sua bancarella. Che non ha nessuna bancarella, ovvero un tavolo su cui disporsi. Le piante stanno a terra, magari raccolte in cassettine basse. Le più piccole vicino al furgone, le più alte, compresi gli alberelli, tutto intorno, come a creare una piccola barriera con l'esterno. Insomma, in controtendenza con i dettami del marketing evolutissimo dei giorni nostri, il signor Bruno non si apre ai clienti, devono essere loro a "entrare" tra le sue piante, per apprezzarle come esseri viventi e non come merci. Lo deduco io, per lui questa abitudine deve essere inconscia, ma significativa del suo amore per il mondo dei vegetali.
A due passi da me, zantedeschie che stanno per aprirsi, e una gardenia con i primi boccioli, non numerosissimi. Altri vivai di fama le avrebbero messe in vendita già due mesi fa o più, tempestate di boccioli che poi a casa degli acquirenti puntualmente non si ripresentano negli anni successivi.
"Cerco di vendere piante abituate al freddo del nostro clima" dice il signor Bruno, "è inutile vendere esemplari che ai non esperti muoiono subito. Altrimenti la gente si stanca". Mi mostra da vicino la gardenia, che è in fiore nell'epoca in cui veramente può permetterselo alle nostre latitudini, senza forzature da vivaio, cioè adesso.


Per i vasi, e finalmente gli strappo un segretuccio, utilizza una miscela di torba ottenuta da biocompost mescolata per metà a terra normale, presa dal giardino o dal campo. Mette il punto su una questione che non tutti i giardinieri approfondiscono agli inesperti: il terriccio in vendita in sacchetti nei vivai spesso non ha finito il suo ciclo di fermentazione. Se lo si usa da solo nei vasi, danneggia le radici delle piante perchè si surriscalda troppo in estate, mentre in inverno assorbe acqua come una spugna rubandola alla pianta. La terra invece miscelata è più naturale, anche se rende i vasi più pesanti al trasporto. Ma offre ai clienti risultati più apprezzabili e duraturi.


Infine, un'ultima domanda: cosa arriverà prossimamente sulla sua bancarella? "Garofani in vaso, stelle alpine, mentre in serra sta nascendo, da seme, il kiwano, detto cetriolo spinoso africano [cucumis metuliferus, ndr]. Fa un frutto che sa di limone". E il signor Bruno di sicuro lo ha assaggiato!

martedì 21 maggio 2013

Rimedi naturali per curare le rose


Come si fa, a maggio, a non dedicare un post alle rose? Quasi tutti, appassionati o meno, ne abbiamo una in giardino, magari piantata mille anni fa dalla nonna e oggi trascurata da tutta la famiglia...
Abbiamo sempre più a cuore il rispetto per l'ambiente; onde per cui quindi ho raccolto un po' di suggerimenti per coltivare amorevolmente le rose senza disperdere troppi veleni intorno a noi.


Un po' tutte le rose sono soggette a malattie fungine e attacchi di parassiti. Quando si decide di accoglierne una nel proprio giardino, è necessario prendere subito in considerazione degli elementi per garantirle una "piacevole dimora" e una buona salute. Non solo: se la pianta è coltivata correttamente, ne consegue una minore necessità di intervenire su di essa con fungicidi, insetticidi, veleni vari, e di conseguenza non dobbiamo incrinare gli equilibri naturali dei nostri spazi verdi.
Vediamo ora le più importanti operazioni da seguire per la cura naturale delle nostre rose.


Trovate alla vostra rosa la posizione giusta: le rose necessitano di un terreno che non trattenga troppo l'acqua, dove le loro profonde radici non debbano sopportare ristagni idrici. Il Ph del terreno deve essere neutro o leggermente alcalino, e la terra ben fertile e ricca. Gli esperti ci tengono a precisare che non va impiantata una rosa laddove ce n'era in precedenza un'altra da tanti anni, perchè troverebbe un terreno impoverito dei più rilevanti elementi nutritivi. Se si è obbligati a riempire lo spazio che prima era di un'altra rosa, la vecchia terra va rimossa praticando una larga buca da riempire con nuova terra, arricchita con concime organico.
Sempre per quel che riguarda la collocazione, ricordate che troppa umidità sulle foglie delle rose porta malattie fungine. Il vostro esemplare deve essere collocato a una certa distanza da altre piante di dimensioni importanti (tipo gli arbusti e gli alberi; altre piante di dimensioni più piccole invece possono essere associate con successo alle rose, come spiegherò più avanti), e, a seconda della varietà, dagli altri rosai (di solito almeno 50-60 cm, a seconda della grandezza del cespuglio completamente sviluppato). Le rose richiedono un ambiente con una buona circolazione dell'aria: questo significa che non devono trovarsi "addosso" altre piante che le soffochino, le mantengano umide o non facciano loro vedere il sole. Peggio ancora può essere lo sgocciolio di rugiada o di pioggia da un albero immediatamente sovrastante.

Altrettanto importante per la salute delle rose è provvedere regolarmente ad una equilibrata concimazione del terreno dove esse alloggiano: effettuate una concimazione di base tra novembre e marzo con concimi organici a cessione lenta (letame vecchio compostato, stallatico pellettato, sangue essiccato). Oppure, una volta e per tutto l'anno, a primavera distribuite la cornunghia, e proseguite da maggio in poi solo con le concimazioni idrosolubili, da sospendere al sopraggiungere della stagione fredda. Diversamente, il concime somministrato anche in inverno stimolerebbe le piante a sviluppare nuovi germogli, troppo deboli per resistere al gelo.
Parlando di concimazione nel dettaglio, va sottolineato che gli elementi di cui più le rose abbisognano sono l'azoto, il potassio ed il magnesio.
Il potassio in particolare rinforza la pianta per l'inverno e ne irrobustisce la struttura. La sua carenza invece si riscontra da crescita stentata, foglie giallastre e pochi fiori.
Gli eccessi di azoto, che causano lo sviluppo di un numero eccessivo di getti striminziti, rendono la pianta debole e attaccabile dai parassiti, che aggrediscono facilmente i tessuti deboli dei rami e delle foglie. Usate l'azoto da giugno in poi, perchè irrobustisce il legno. Qualsiasi elemento vogliate apportare al terreno, verificate sempre le dosi sul flacone o chiedete consiglio ad un vivaista esperto.
Una volta effettuate le concimazioni, le piante vanno innaffiate bene perchè non si brucino le radici a contatto con le sostanze distribuite.
Per evitare l'uso e l'abuso di sostanze chimiche attraverso le concimazioni, si può prevenire l'attacco di malattie fungine (come la ticchiolatura) applicando in primavera alle rose l'ossicloruro di rame. In caso le malattie micotiche si presentassero lo stesso durante l'estate, ricorrete alla poltiglia bordolese, un altro fungicida rameico. Il rame è un elemento che interferisce con la respirazione cellulare dei funghi, ostacolandone la prosperazione. Inoltre, rinforza le foglie delle rose. Facendo parte naturalmente delle sostanze che costituiscono il nutrimento delle piante, non è nocivo, ma va comunque somministrato con parsimonia, e sempre nelle giuste dosi.
Durante l'anno, i rami e le foglie colpiti da malattie fungine vanno rimossi, e subito bruciati. Se dispersi sul terreno in giardino, propagano ulteriormente le malattie, anche l'anno successivo.


Le malattie fungine a cui le rose sono più soggette sono:
- la ticchiolatura: si presenta sulle foglie come macchie scure e frastagliate; i nuclei delle spore si vedono sulla pagina inferiore. Le foglie colpite cadono dopo qualche giorno dal manifestarsi dei sintomi, lasciando la pianta miseramente spoglia (in seguito però ricaccia la vegetazione, ma questo le costerà un bello sforzo). La ticchiolatura si sviluppa in contesti caldi e umidi. In estate è importante non innaffiare nel tardo pomeriggio (l'umidità e le temperature estive elevate della sera sono ideali per il manifestarsi di questo fungo). La ticchiolatura si presenta spesso anche in autunno;
- l'oidio: si tratta di una sostanza bianca che ricopre come una leggera patina la superficie delle foglie. I getti nuovi scuriscono e muoiono. L'oidio compare con clima caldo e suolo troppo secco. Per evitarlo, non concimate con sostanze troppo ricche di azoto. E' infatti una malattia che privilegia le piante deboli. Ne risentono meno i rampicanti a foglia lucida;
- la ruggine: è una malattia che causa macchie giallo-arancio puntiformi sulla pagina superiore della foglia. Su quella inferiore, si vedono delle pustolette che diventano nere. Si sviluppa con estati fresche e umide.


Per avere un giardino che non necessiti di "veleni", state attenti alle varietà che vi coltivate. Tutto dipenderà dall'intelligenza delle vostre scelte di partenza. E' importante privilegiare le varietà che, in quanto ad esposizione, terreno e necessità idriche, soddisfano le caratteristiche del luogo che avete a disposizione. Va da sè che è inutile e oltretutto controproducente ostinarsi a coltivare esemplari molto sensibili ai ristagni idrici in zone costantemente umide, così come non ha senso collocare piante che hanno bisogno del sollievo di qualche ora d'ombra in estate in luoghi arsi dal sole. Se non si rispettano le esigenze delle piante, non ci si può aspettare che crescano sane senza continue cure e senza ricorrere a sostanze chimiche o inquinanti.
Nelle Stagioni del maestro giardiniere, Mimma Pallavicini e Carlo Pagani suggeriscono una serie di nomi di varietà consigliabili per la loro resistenza alle malattie più comuni. Ve ne dò una ridottissima selezione, un assaggio, presa da p. 24-25 (cito più estesamente il libro in fondo a questo post):
- rose a cespuglio resistenti alla ticchiolatura: "Prince Jardinier", "Philippe Noiret", "Scentimental", "Piano", "Cinderella", "Monferrato";
- rose particolarmente resistenti all'oidio: "Iceberg", "Foxy", "Memoire", "Botanica82" [sic! nei manuali si trova "Bonica82"], "Patte de Velours";
- una super rosa, resistente un po' a tutte le malattie fungine: la rosa "Knock out";
- da segnalare la splendida rosa Mutabilis: tra le rose antiche si distingue per la resistenza al caldo.
Un consiglio sempre valido per chi frequenta i vivai: acquistate piante sane già in vaso, ricordate di osservare attentamente lo stato della vostra nuova pianta appena la prendete dallo scaffale, per non portarvi a casa una causa persa in partenza...


Purtroppo, le rose sono soggette anche agli attacchi di numerosi e antipatici parassiti, che nelle infestazioni lievi causano solo danni estetici, ma nei casi più gravi mettono a repentaglio la sopravvivenza di piante di per sè stenterelle.
Diffusissimi afidi e pidocchi, che amano diffondersi sui rami deboli. Fanno loro concorrenza acari, larve di vespa, tentredini, bruchetti vari sotto forma di larve defogliatrici.
Il primo rimedio da opporre a questi spiacevoli invasori è la loro rimozione manuale, con un bastoncino o un sassetto. Un lavoro talvolta lungo e noioso, ma importante e rispettoso della natura. Se però l'infestazione è grave, si può ricorrere al sapone di Marsiglia diluito in acqua (oppure, un bicchiere di sapone liquido neutro in cinque litri d'acqua, da irrorare sulla pianta nelle ore non assolate). Questa miscela allontana gli insetti e, formando una sottilissima pellicola sulla pianta, ne impedisce il ritorno. Utile anche il macerato di rabarbaro, che si ottiene lasciando in acqua le foglie tritate, mescolando una volta al giorno, per 4-5 giorni. Filtrate e irrorate. Efficaci anche i macerati a base di assenzio, ruta, tanaceto volgare. Sono tutti rimedi naturali, che hanno la sola controindicazione di essere... puzzolentissimi. Vi segnalo qui il link del sito florablog per vedere in maniera particolareggiata come prepararli.
Da provare anche il decotto di ortica: si mescola l'ortica all'acqua, e si riscalda il tutto mezz'ora. Mescolate ogni giorno, finchè non fermenta più. Diluite e irrorate.
Sempre Carlo Pagani e Mimma Pallavicini suggeriscono un insetticida a base di un prodotto del metabolismo di un batterio del terreno presente in natura, il Saccharopolyspora spinosa: si tratta dello spinosad. Da usare come insetticida ma anche come fungicida contro l'oidio.
Oppure, alternativa interessante ai macerati, anche se dagli esiti più incerti, può essere il ricorso nel vostro giardino, acquistandoli in negozi specializzati, o favorendone la prosperazione, dei cosiddetti "insetti utili": coccinelle, vermi, maggiolini, ma anche uccelli (che ovviamente non sono insetti) che si sfamano di pidocchi e afidi, eliminandone le colonie dalle vostre piante. Di solito, vedere una coccinella, anche da sola, vicino a una pianta bombardata di afidi è un ottimo segnale: nel giro di un paio di giorni gli invasori spariscono, divorati.
Se tutte queste soluzioni non vi soddisfano, non vi resta che l'ultima spiaggia prima degli insetticidi chimici: i prodotti a base di piretro, altra sostanza naturale.


Rimanendo nell'ottica della prevenzione, ricorrete alla consociazione delle rose con altre piante. La consociazione è una forma di coltivazione che prevede di accostare piante di generi diversi affinchè esse traggano beneficio le une dalle altre. Posso garantire, per esperienza personale, che aglio, aglio ornamentale, erba cipollina, cipolla, piantati nelle strette vicinanze di una rosa, garantiscono una minore diffusione delle malattie causate da fungo. Ottima anche la consociazione con lavanda, salvia, e le piante aromatiche in genere, che chiedono poche innaffiature e non trattengono umidità in eccesso.

Riporto quanto ritracciato sul web, ma senza averlo ancora applicato per verificarlo: la birra irrobustisce i getti delle rose. Tamponare le foglie con birra chiara le rende più lucide. Lievito di birra aggiunto all'acqua (tre cucchiai per 10 litri) favorisce la fomazione di nuovi boccioli. Una lattina di birra e una tazza di ammoniaca, una tazza di sale inglese e due tazze di acqua fanno un concime naturale con un forte potere fertilizzante, da spruzzare sulle foglie.

Non sottovalutate l'importanza delle potature: effettuatele nei periodi corretti, a seconda della tipologia di rosa che avete. Eliminate sempre i getti deboli e i succhioni. Eliminate anche i primi fiori che sbocciano, una volta appassiti, ma lasciate invece i secondi, perchè matureranno i cinorrodi, ovvero le bacche rosse e molto ornamentali delle rose. Ricordate che le rose selvatiche non si potano. Reciderete i rami con un taglio netto, un paio di centimetri sopra la gemma. Il taglio dovrà inoltre essere obliquo, nel senso opposto a quello della gemma, per evitare che ristagnino presso di essa le gocce di acqua dopo l'innaffiatura.

Infine, provvedete, durante l'inverno, ad una adeguata protezione delle piante di rose: le rose in vaso e quelle in miniatura sono tra le più delicate. Accostatele a un muro o proteggetele col tnt e pacciamatele al piede. Innaffiatele quando non gela; in inverno serve di rado e di solito bastano le piogge meteoriche.


Per scrivere questo post, ho attinto informazioni da:
Un giardino senza veleni di Bénédicte Boudassou, ed. red!
I giardini venuti dal vento di Gabriella Buccioli, ed. Pendragon
Le stagioni del maestro giardiniere di Carlo Pagani e Mimma Pallavicini, ed. Vallardi
Rose - piccola enciclopedia di Andrea Rausch, ed. Gribaudo
Rose - le 100 più belle rose da balcone e da giardino di Thomas Hagen, ed. red!

domenica 12 maggio 2013

Monelli pelosi

Si affilano i denti dovunque...


...torturano quotidianamente il divano in fior di pelle, che cerco di proteggere con strati di coperte... ma loro non mollano...


...fanno corse, salti, agguati, pipì, dispetti per tutta la casa...


...si arrampicano con le loro unghiette sui pantaloni, graffiano le gambe e tirano i filetti dei vestiti...


Se penso che fra non molti giorni dovrò separarmi da quasi tutti loro, perchè hanno trovato padrone, mi si spezza il cuore...





venerdì 10 maggio 2013

All'anteprima di Orticola 2013

Ieri ho partecipato all'inaugurazione di Orticola 2013, la famosa manifestazione vivaistica che si svolge da anni a Milano. Sono stata ospite dello stand di Assobirra, che ha chiesto ad alcuni blogger di pubblicare un post sulla birra, ovvero una ricetta da accompagnare a questa bevanda, per celebrare il suo patrocinio ad Orticola. Io l'ho fatto nello stile del mio blog, parlando della raccolta di erbe spontanee, in questo caso il luppolo. Potete trovare su questa pagina del sito di Assobirra anche le ricette degli altri blogger che hanno preso parte all'iniziativa.


lo stand di Assobirra

Ho avuto così occasione di assistere all'opening con presenti persone notevoli, tra cui Francesca Marzotto Caotorta, madrina dell'evento, e Diamante D'Alessio, direttrice di Io Donna e Io Chef per il Corriere. Non sono mancati personaggi di spicco dell'alta borghesia milanese, tirati in ghingheri e, per la componente femminile, "addobbati" di cappelli vistosi e stravaganti. Unico must: essere tempestati di fiori (la sottoscritta invece ha optato per un abbigliamento discreto).

Al centro, Francesca Marzotto Caotorta, mentre premia Gabriella Paolucci (a destra).




una ragazza con un cappello di orchidee
Ho visto copricapo veramente incredibili. Spettacoli simili, in Italia, diversamente che in Inghilterra, capitano di rado, forse mai...
All'inizio fotografavo le signore quasi di nascosto. Poi mi sono accorta che non le infastidivo, anzi, loro ci tengono ad apparire. Per cui non ho avuto scrupoli nel ritrarre di tutto e di più. Ho captato le chiacchiere tra i signoroni altolocati e le signore appariscenti, e a quanto pare la difficoltà più grossa per le donne non è stato trovare o farsi fare il cappello, ma... comprare una giacca che ci si intonasse.



Ho avuto modo di conoscere anche altre blogger, tra cui Simonetta, del noto -e bellissimo- blog Aboutgarden. Vedersi "in faccia" è una cosa che fa piacere, così si superano le barriere della virtualità, per quanti vantaggi (alcuni irrinunciabili) essa possa comunque offrire.


L'edizione di Orticola di quest'anno conta come sempre su un buon numero di espositori di spicco, provenienti da tutta Italia. Sono stati allestiti tre giardini speciali, ad opera di tre esperti in collaborazione con noti vivai: il "giardino mediterraneo" di Umberto Pasti con i vivai Torsanlorenzo, la "pergola degli agrumi" di Nicolò Grassi con i vivai Oscar Tontori e il giardino all'ombra "Eclissi" di Elena Stevanato con i vivai Nord. Sparse lungo il percorso di Orticola, 11 aiuole curate da 12 vivai, per illustrare l'uso di alcune specie in giardino, e i loro accostamenti con altre piante. C'è di che imparare e prendere appunti per copiare gli strepitosi effetti cromatici nei propri angolini verdi a casa.





La fontana è stata curata dall'architetto Carlo Gabriele: delle enormi sfere bianche ("delle perle", a detta sua) che sembrano fluttuare nell'acqua, mentre, nello specchio della fontana, giacciono i grossi vasi di piante circondati da stormi di rondini bianche. A me sono piaciute solo le sfere. La staticità dei vasi non mi è sembrata un granchè integrata al dinamismo delle forme rotonde e dell'elemento acqua.


Orticola è aperta dal 10 al 12 maggio, dalle 10 del mattino. Molto probabilmente, farò una seconda capatina a scopo acquisto, visto che ieri sera per lo più ho fotografato. Un paio di piante però le ho prese, non ho resistito.
Una curiosità: ho notato che il vivaio Barni, celebre per le sue splendide rose, ne ha dedicata una all'appena scomparso stilista Ottavio Missoni. Alla velocità della luce!




Vasi colorati. Alcuni stand offrono anche strumenti e accessori per il giardino.

Piante acquatiche. Non mancano anche vivai che presentano agrumi, piante grasse e tillandsie.
Gli stand di Orticola si trovano presso i giardini pubblici Indro Montanelli, a Milano.