mercoledì 7 marzo 2012

Insalatina spontanea nell'orto: la valerianella.

La scorsa settimana, mio padre viene ad annunciarmi che in un'aiola dell'orto, da ottobre lasciata a se stessa, è cresciuto un cespuglietto piuttosto folto di "molesìni". Cosa sono? Dalle mie parti, nel veronese, li chiamiamo così, ma hanno anche tanti altri nomi regionali. Corrispondono al termine italiano di valerianella locusta, un'erbetta che cresce spontanea nei campi, in inverno, in piccole dimensioni (3-8 cm), formando dei tenerissimi cuoricini dal caratteristico sapore dolce e delicato. Un'insalata di molesini, appena condita con un pizzico di sale e olio extravergine d'oliva, per me fin da bambina è sempre stata un piccolo anticipo del sapore della primavera.


La valerianella può anche essere seminata. E' semplice da coltivare, al massimo va un po' protetta durante le gelate più forti. Ma io sto provando un'emozione maggiore di quella della semina: lascio che il molesino faccia da solo, è ospite d'onore nel mio orto.
L'anno scorso, infatti, sempre mio padre aveva adocchiato un paio di molesini tra un'aiola e l'altra, nati da semi provenienti dai campi vicini. Io non li ho raccolti e li ho lasciati fiorire. Progettavo quello che quest'anno è successo: molti più molesini, germinati liberamente dai semi dei precedenti, come avrebbero fatto in natura.
Fa parte del corredo cromosomico della famiglia l'occhio di falco per individuare i molesini nella vegetazione: la mia nonna paterna, per tutta la vita, finchè le gambe l'hanno retta, è sempre stata una grande cacciatrice di valerianella. Quando era il periodo, prendeva un sacchetto, un coltellino affilato, e stando attenta a non essere seguita, si incamminava per i campi per tornare dopo un paio d'ore carica di insalatina freschissima. Da giovane, andava a piedi fino in centro città insieme alle altre donne del paese (12 km di distanza, partendo la mattina presto, parliamo di almeno sessant'anni fa) per vendere sacchi di molesini appena colti. Se qualcuno le chiedeva dove li avesse trovati, "là" indicava in modo estremamente vago. Da anziana, anche se ormai non aveva più bisogno di venderli da anni, manteneva ancora uno strettissimo riserbo sui campi più ricchi di valerianella, per evitare rivali, neanche si fosse trattato di pepite d'oro.


Torniamo al mio orto. Dato il terreno piuttosto secco e la mancanza di piogge significative, quest'anno ho innaffiato un po' le nuove nate (ma non troppo, risentirebbero del freddo notturno). Aspetto che raggiungano le dimensioni ideali e le raccoglierò. Il molesino va raccolto dalla radice, avendo cura di sollevarlo delicatamente da terra senza rompere il cuoricino. Lo si può mangiare così, senza separare le foglie (operazione inutile, tanto son piccole).
Prima però sceglierò i tre-quattro molesini più belli e più robusti, che non sradicherò ma lascerò al loro posto perchè vadano in semenza e mi garantiscano valerianella per l'anno prossimo.
Durante la fioritura, uno stelo si allunga centralmente dalla pianta e ramifica per produrre microscopici fiorellini bianchi. Non propriamente una gran bellezza: la pianta a questo punto acquisisce una forma asimmetrica e sgraziata. Ma questo le impone la Natura per perpetuare la sua specie. Io, nel frattempo, mi risparmio i soldi dei semi e tengo per me la gioia di veder spuntare nell'orto spontaneamente questo tenerissimo ospite.

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